L’uomo e la musica nelle sue origini

Una data precisa di quando l’uomo ha iniziato a fare musica non c’è. Circa 60.000 anni fa, ha fatto un grosso salto nella storia dell’evoluzione e si pensa che fu in quel periodo che si iniziò a fare musica. All’inizio fu solo una specie di imitazione dei versi degli animali, probabilmente per cacciare. Poi servì anche agli esseri umani come richiamo sessuale. Charles Darwin, nel 1871, scrisse:”le note musicali… furono usate le prime volte… per conquistare il sesso opposto”. Poi ebbe un ruolo importante anche nella vita sociale, basta pensare ai rituali di guarigione e a quelli di guerra, oltre a quelli appena citati. In molte parti del mondo la musica preistorica sopravvive nelle tracce lasciate nella musica popolare e tradizionale. La musica ha influito anche nello sviluppo del linguaggio, soprattutto in Africa e Asia, dove sono nate lingue dette “tonali”. Vengono chiamate così perchè l’intonazione è usata per distinguere le parole e non solo per esprimere emozioni. Per questo motivo si pensa che il linguaggio e la musica si siano evoluti insieme. Ovviamente il primo strumento musicale dell’uomo è la voce, grazie alla quale non solo si potevano pronunciare parole tonali, ma anche schiocchi, fischi e mormorii. Per l’accompagnamento, l’uomo preistorico, usava il proprio corpo: battendo a ritmo le mani e i piedi.

I primi strumenti musicali l’uomo li trovò nella natura, ingegnandosi con quel che aveva intorno. Quindi usava pezzi di legno, pietre, corni od ossa e questo perché capì che producevano un rumore se percossi o se ci si soffiava dentro. Ovviamente con il tempo capirono come plasmarli ed elaborarli per svilupparne maggiormente il potenziale musicale. Basti pensare che intorno a 35.000 anni fa gli uomini dell’Età della pietra che si trovavano nella Germania meridionale, più precisamente nella grotta di Fels, costruirono il primo flauto rudimentale utilizzando un osso di ala di avvoltoio lavorandolo semplicemente praticando dei fori. Vi sono poi le pitture rupestri a riprova dell’esistenza di strumenti musicali di circa 10.000 anni fa in una grotta in Francia, più precisamente in Dordogna dove si vede un uomo che suona un arco tenendone un’estremità in bocca e ne pizzica la corda con la mano per riprodurre il suono. I mandriani africani ancora oggi usano qualcosa di molto simile. Nella preistoria gli strumenti fatti con materiali risonanti solidi ebbero un ruolo importante per la musica. Per strumenti di quel genere si intende tutti gli strumenti che si percuotono o si strofinano o si pizzicano per ottenere un suono. Per esempio fu nella preistoria che venne creato il primo xilofono, strumento ovviamente primitivo ma funzionante. Poi vi erano gli strumenti a fiato, creati con conchiglie, ossa cave, bambù, canne e parti di alberi.


Uno strumento aborigeno australiano a fiato molto conosciuto è il didgeridoo, creato semplicemente con un tronco d’albero o un ramo trovato già in natura cavo, che poi veniva sagomato e decorato. Nonostante la musica preistorica vi era in tutto il mondo, lo studio delle tradizioni tribali di Africa, Asia, Americhe, Polinesia e Australasia è il modo migliore per conoscere la musica preistorica che di rado è composta da armonie complesse. Nell’epoca primitiva la musica era essenziale legata alla religione ed ai morti. Nei riti e nelle cerimonie era usata come mezzo per comunicare con gli spiriti che si credeva controllassero il destino della società o degli individui. Questi riti e cerimonie venivano celebrati dagli sciamani, specializzati in musica ed unico capace di eseguire il proprio “canto”. Erano ritenuti anche guaritori e, con i loro canti, capaci di far piovere. Un’altro ruolo importante della musica nella preistoria ma che poi ha continuato ad avere anche negli anni futuri (in Africa occidentale si usa ancora) è quello del cantastorie. Grazie a questa figura che raccontava la storia cantandola si sono trasmessi eventi in maniera orale che sono arrivati fino a noi. Probabilmente se non ci fossero stati loro, al giorno d’oggi avremmo molte meno informazioni sulla storia dell’uomo. Nell’Età della pietra non esistevano solo i canti dello sciamano, vi erano feste in cui il singolo cantava e veniva accompagnato dalla popolazione con cori o battiti ritmati delle mani. I nativi americani facevano addirittura un distinguo tra canti per singoli individui e canti per tutti. Poi non erano sempre gli stessi canti, ci si aspettava anche che ne venissero inventati di nuovi.
Con l’Età del bronzo si scoprirono nuovi materiali come il bronzo appunto ed il rame. Grazie a queste scoperte gli strumenti a corde come la lira e l’arpa acquisirono maggiore importanza.

(fonti: “Musica: la storia illustrata” – di Henry Wadsworth Longfellow)

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