Chitarra Vs ukulele: una ingiustificata rivalità

È proprio vero: l’espressione “chitarrina” non piace a nessuno, me compreso. Sembra
che l’ukulele venga sminuito o comunque confuso. In realtà ciò dipende solo dal
fatto che in Italia non tutti lo conoscono, o meglio, lo ri-conoscono. Che sia simile
ad una chitarra più piccola è fuori dubbio, se la chitarra è un cordofono con la
cassa a forma di otto allora tantissimi altri strumenti sono “chitarrine”. Io non me
la prenderei, semplicemente coglierei l’occasione per far conoscere a tutti il nome
corretto. Per contro la varietà di chitarrine in circolazione è tale che di fronte ad
alcuni esemplari di janela messicana o di cuatro venezuelano molti ukulelisti potrebbero
essi stessi confondersi, scambiandoli addirittura per ukulele. Ne sono certo.
Che male c’è? La somiglianza è notevole e anche le variazioni sul tema sono molte.
Piuttosto mi sembra che dietro questa reazione troppe volte si celi una ingiustificata
presa di distanze dalla chitarra.


Lo sappiamo bene: si può iniziare a suonare “chitarre e chitarrine” sia dalla chitarra
che dall’ ukulele. È indifferente. Certamente l’ukulele è più semplice innanzitutto
perché è più semplice gestire 4 corde che 6. Per di più tutte le corde vibrano più o
meno nello stesso modo e l’assenza dei bassi elimina la difficoltà di gestire tensioni
e pesi molto differenti. Anche per questo molti di noi evitano le corde filate, perché
vibrano e suonano diversamente.
Inoltre è più agevole e naturale acquisire un’impostazione corretta con l’ukulele che
con la chitarra: la cassa è meno ingombrante, il manico più corto, lo strumento è più facile da sostenere con tracolla o senza ed è più compatto al punto di essere contenuto in un solo sguardo. Quest’ ultima non è una considerazione di poco conto.
È fuori discussione che la chitarra abbia molto a che fare con la morfologia, la
tecnica e la storia dell’ukulele. Facciamocene una ragione, quanto meno la storia
dice questo.


A proposito di questa ingiustificata presa di distanze dalla chitarra da parte di alcuni
ukulelisti aggiungerei alcuni dati storici: la musica hawaiana tradizionale era
caratterizzata dall’abbinamento del canto con la danza con l’uso di poche semplici
percussioni. Altri strumenti non erano contemplati. Nelle isole giunse prima la
chitarra, portata dagli ispanici, mentre l’ukulele nacque molto dopo nei modi che
ben conosciamo. Furono i vaqueros messicani e portoricani, invitati dal re per insegnare
agli hawaiani come allevare il bestiame, che portarono con sé la chitarra e
la propria musica, esattamente come fecero tutti i popoli che negli anni sbarcarono
nelle isole dell’arcipelago, dai primi polinesiani ai giapponesi. Questa ricchezza di
presenze nelle Hawaii è documentata in un bel disco dal titolo “Musics of Hawaii”
recensito in una puntata di Intorno all’ukulele a cui rimando per un interessante
approfondimento.
Intorno all'ukulele
La chitarra venne usata come strumento melodico a imitazione dell’inconfondibile
e peculiare modo di cantare degli hawaiani, grazie a una particolare tecnica chiamata
slide. Si narra che essa sia nata dall’intuizione di uno studente di Honolulu di
nome Joseph Kekuku il quale usò il bordo di un coltello o di un pettine scorrendolo
lungo le corde e producendo in questo modo un glissato. La chitarra quindi si inserì
nella tradizione hawaiana riproducendo l’elemento musicale più caratteristico di
questi canti denominati “mele”, ossia il procedere della melodia con piccoli glissati
che si appoggiano su note cardine. Poi la chitarra offrì anche un discreto sostegno armonico al canto ma ciò rispondeva ad una visione ed un gusto ispanico, se non europeo, esattamente come successe nei paesi latino americani a seguito dell’incontro fra musiche e strumenti europei, in particolar modo la chitarra, con le tradizioni musicali autoctone. Esempio più eclatante fu la nascita fra i popoli andini
del charango, frutto della fusione fra una chitarra di piccole dimensioni e il guscio
di un armadillo. Ciò avvenne dal punto di vista organologico ma anche armonicamente
l’Europa contaminò con le sue successioni accordali le linee melodiche
indigene.
La chitarra è divenuta ben presto uno strumento hawaiano proprio perché ha
saputo riprodurre questo elemento irrinunciabile della tradizione hawaiana che
deriva dal canto. Non è certo lo strumming a caratterizzare la musica hawaiana
e neppure la sonorità delle corde pizzicate. È noto che la nascita dell’ukulele va a
collocarsi in questo contesto strumentale preparato dalla chitarra spagnola e la
convivenza fra ukulele, chitarra e slide guitar poi, non ha mai incontrato attriti
o ingiustificate rivalità. Col volgere del secolo abbiamo testimonianza di tutto
ciò nei dischi di Sol Hoopi, Frank Ferera, Eddy Kamae e Gabby Pahinui (Son of
the Haway), solo per citarne alcuni. Consiglio vivamente di andare a riascoltare
questi grandi musicisti che in diverse fasi della propria parabola artistica hanno
disinvoltamente preferito ora l’ukulele ora la chitarra, sapendone cogliere di volta
in volta le peculiarità più adatte per sé e i propri ensemble.




Articolo scritto da:
Davide Donelli di
INTORNO ALL’UKULELE
www.intornoallukulele.it

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